Grandi maestri del Novecento italiano
“L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”, diceva Pablo Picasso.
Sì, l’arte raggiunge i sentimenti, incanta, commuove. Fa dimenticare le piccole e le grandi angosce della quotidianità. E ci fa essere orgogliosi di essere italiani, quando sfiliamo davanti ai
capolavori di musei e gallerie di tutto il mondo.
Ma l’arte deve soprattutto entrare nelle nostre
case. Dobbiamo aprirle le porte, tenerla sempre
accanto a noi.
Ecco, allora, una grande collezione dei maestri
dell’arte italiana del Novecento, delle firme che
hanno fatto la storia, con opere straordinarie esposte nelle gallerie più esclusive.
Possedere l’arte è un privilegio eccezionale a
cui nessuno dovrebbe rinunciare.
Romano, classe 1938, si fa conoscere già da giovanissimo e negli anni Sessanta esordisce alla galleria “La Vetrata” di Roma.
Nelle sue opere ricorrono i «personaggi di carta», figure inserite in mondi fiabeschi ed immaginari, che rendono la sua arte inconfondibile.
Artista poliedrico, è anche scenografo: nel 1978, infatti, mette in scena per la RAI "Lettere di Gozzano" di Lucio Piccolo.
Nel 1985 pubblica per le “Edizioni Laterza” il primo volume sulla sua opera, con testo di Alberico Sala. Nel 1982 espone "Hommage à Rimbaud" presso il Centro Culturale Francese di Roma (insieme a George de Canino). Nel 1990, la Regione Lazio patrocina una sua antologica "Fabula picta, Fabula dicta", presso la Galleria Rondanini di Roma. Nel 1991 viene presentata una sua esposizione allo spazio “FIAT Arte” di Roma.
Questi anni mostrano un’intensa attività espositiva: dalla Galleria La Vetrata alla Galleria L'Indicatore, di Roma, alla Senato di Milano (1994) con "L'orologio in frantumi", presentazione di Carlo Bo. Nel 1998 la Regione Abruzzo, la Soprintendenza ed il Museo Nazionale d'Abruzzo gli dedicano nel Castello de L’Aquila una mostra su temi medievali.
Nel maggio del 2000, presso la galleria L'Indicatore di Roma viene pubblicato il ciclo “I quartieri dell'anima” presentato da Alida Maria Sessa che ne coordina le successive tappe a New York (2004), a Madrid (2005). Nel marzo 2002, con Alitalia ed Edarcom Europa, è al Vittoriano di Roma con il ciclo de “Il giardino segreto”, successivamente è a Tallinn (2003) ed a Strasburgo (2005).
Dal luglio 2002 fino al giugno 2003, in collaborazione con Alitalia, espone la sua grande tela “Notte Italiana” presso l'Aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.
Nell'Aprile-Maggio 2004, viene presentato al Museo Santa Maria della Scala di Siena il ciclo “Geografia delle emozioni”.
Nel 2005 viene presentato il catalogo generale delle acqueforti (curato da Gabriele Simongini) presso l'Archivio di Stato di Roma e presso l'Archivio di Stato di Firenze. Nel febbraio 2006, presso l'Istituto Italiano di Cultura di Vienna, viene esposta la mostra “Ironia della vita”. Ad Aprile-Maggio, Benaglia è all'Auditorium Parco della Musica di Roma con la mostra di dipinti e sculture “Benaglia's Circus”. Nel febbraio 2011 inaugura una mostra presso la Camera del Commercio di Catania dal titolo “Splendore del mediterraneo” e una mostra presso la U.B.S. di Lugano. A Dicembre presenta presso Palazzo Valentini una mostra dal titolo “Natività”.
Pittore e scultore, nella sua opera rappresenta una borghesia di inizio secolo, con vena ironica e
fantastica, tagliente e amara, attraverso un linguaggio e una poetica che si elevano a metafora
universale.
Franz Borghese, nasce a Roma il 21 gennaio del 1941. Nel 1964 fonda il Gruppo e l’omonima
rivista “Il Ferro di Cavallo”. Nel 1968, alla sua prima personale, espone il grande quadro “In
morte di Luther King”. Nello stesso anno il suo dipinto “Le ombre” viene accettato ed esposto alla
VI Rassegna d’Arti Figurative di Roma e del Lazio al Palazzo delle Esposizioni.
A partire dal 1970, affiorano nella sua pittura la satira e il sarcasmo. Un linguaggio rinnovato
che evoca più di un parallelo con George Grosz, Otto Dix, James Ensor, Mino Maccari e Heinrich
Hoerle. Nel 1972 dedica i primi studi e disegni ai militari e al militarismo.
Borghese è profondamente colpito da Bosch e Brughel, ai quali dedica “I ciechi”, “Il concerto
nell’uovo”, “La cura della follia”, ma anche da Jaques Callot, da cui trae spunto per alcune
originali soluzioni prospettiche; ne “I duchi” ritroviamo Piero della Francesca. Negli anni ‘70
Borghese conosce Salvatore Fiume, con il quale dipinge a quattro mani, nel 1975, “La condanna
di Cristo”.
Tra i principali temi nell’opera di Borghese ricordiamo i “Coniugi”, “Partita a scacchi” (da abile e
appassionato giocatore quale era), “Il fascino discreto della borghesia”, “Ritratto immaginario”.
Realizza numerose serie di incisioni e acqueforti (Stultifera navis – La nave dei folli e altri fatti
immaginari, 1978), serigrafie e litografie.
A partire dagli anni ‘70 si dedica anche alla scultura. Degli anni ‘80 sono le sculture “I trampoli”
e “Il ritratto immaginario”, la cartella di acqueforti “Les amoureux”, il ciclo di dipinti “La carriera
del Libertino”, rivisitando la serie di William Hogarth.
Del 1986 è la personale al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. La passione per il periodo
storico di Napoleone lo porta a scrivere e disegnare nel 1990 “Waterloo, battaglia immaginaria”. Degli anni Novanta è il quadro di grandi dimensioni “L’atelier del pittore” o “La vita è
sogno”. Ispirandosi alle ricerche di Cesare Lombroso, dà vita ai due cicli pittorici dedicati allo
studio della figura umana, “Il manuale della Fisiognomica”, seguito poi da “Appendice al manuale della Fisiognomica”.
Innumerevoli le sue mostre personali e le sue partecipazioni a Fiere dell’arte in Italia e all’estero.
Dopo la sua grande antologica a Palazzo Venezia a Roma, muore improvvisamente il 16 dicembre 2005.
Nasce a Palermo l’8 agosto 1927.
Pittore, disegnatore, incisore, scrittore, è noto in Italia e all’estero, dalla Francia agli Stati Uniti.
La sua attenzione si è da sempre rivolta agli aspetti etici e civili dell’uomo, dai temi più caldi della
sua terra natale a quelli più globali, come la guerra, i manicomi, la natura. Interessato al mondo
dell’editoria, del giornalismo e della fotografia, nell’arco della sua vita collabora con diverse
testate italiane fino a fondare lui stesso riviste di notevole livello culturale, come Sicilia del 1953.
Famosa dagli anni Sessanta la sua attiva partecipazione alla rivista L’Ora. Dal 1959 risiede a
Roma, dove prosegue la sua attività con una inesauribile forza creativa. Collabora con artisti
celebri a livello nazionale e internazionale, da Leonardo Sciascia al fotografo Brassaï, entrambi
diventati suoi cari amici.
Per Rai Scuola ha tenuto lezioni sul dipinto e sull’acquaforte rivolte a chi si avvicina per la prima
volta a queste arti. Continue le mostre dedicate alle sue opere, tra cui ricordiamo quella a Palazzo Venezia, a Roma nel 1994, dal titolo Quadri romani e, tra le ultime, “Federico II a Palermo”,
che si è tenuta a maggio 2012 nella città natale.
Numerosi sono i riconoscimenti conseguiti nel corso degli anni in Italia e all’estero. Per citare qualche esempio, riceve nel 2001 la medaglia d’oro cultura dal Presidente della Repubblica e l’anno
successivo il Premio Archimede destinato ai siciliani più illustri nel mondo. L’Università di Palermo
gli conferisce la laurea honoris causa in Lettere e Filosofia nel 1986. Titolo che si aggiunge alla
laurea in Giurisprudenza conseguita in gioventù.
E’ difficile inquadrare in una corrente artistica lo stile di Bruno Caruso che ha avuto modo di commentare: “Mi vede addosso un’etichetta? No. Non credo di appartenere ad una scuola. La mia
è una pittura figurativa che non si può collocare in uno degli ismi di questo tempo”.
Muore a Roma il 4 novembre 2018.
Nasce a Roma nel 1951 dalla pittrice Annamaria Cesarini Sforza e dallo scultore Pietro.
Attualmente vive e lavora tra Bomarzo e Roma. Le intense composizioni cromatiche sono architetture costellate di simboli, un alfabeto alchemico carico di significati universali. Pittura e scultura
contaminano la vista con il tatto. La superficie del colore con una stratificazione di gesti e segni
rappresenta un piano ideale per vistosi inserti materici. I titoli delle opere sono spesso ricavati da
poesia e letteratura, rivelando la profonda passione per i libri che lo hanno visto creare e dirigere
una casa editrice e una stamperia d’arte.
Nel 1981 fonda la rivista di Arte e Poesia “Cervo Volante” la cui direzione, nei primi numeri è
affidata, a Edoardo Sanguineti e Achille Bonito Oliva (fino al 1984). Nel 1987 fa restaurare un
grande edificio cinquecentesco a Bomarzo (VI), dove trasferisce il suo studio. In seguito allestisce
la sua prima mostra di scultura a Roma, e partecipa alla XXI Biennale di Gubbio.
Nel 1995 viene nominato “accademico per la scultura” all’Accademia di S. Luca, e una sua
opera in bronzo viene collocata nel quartiere Tachikawa City di Tokyo. E’ presente con la scultura
Cielo alla XII Quadriennale di Roma, e al Kaohsiung Museum of Fine Arts di Taiwan, con una
selezione di opere grafiche. Dal 1997 al 2011 è protagonista di diverse mostre retrospettive.
Nell’aprile del 2006 gli viene dedicata una mostra pubblica al Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta Il Linguaggio dell’iride, e il mese successivo inaugura con una sua personale la nuova
Galleria Spirale Arte di Monza. Nel 2008 presenta alla Galleria Marco Rossi – Spirale Arte
di Milano una serie di lavori tridimensionali su carta, intitolata Pop Up. Nel 2010 espone una
personale intitolata L’amore per nome, presso la Galleria Marcorossi Arte Contemporanea a
Pietrasanta. Nel 2011 partecipa alla Biennale di Venezia con la scultura Cielo rovesciato mentre
nel novembre 2012 espone a Palazzo Aldobrandini a Roma per il progetto Arte in regola e nello
stesso mese è presente alla Walter Bischoff Galerie di Berlino e a Firenze, presso la Galleria Immaginaria, con la mostra Calendiario. Nel 2012 presenta la mostra Tra memoria e invenzione,
presso l’Università degli Studi Roma Tre. Tra le recenti mostre personali ricordiamo: nel 2013 al
Palazzo Sforza Cesarini (Erbario), e a Genzano di Roma; Fiori d’Autore, nel 2014, presso la
Galleria Miralli di Viterbo. Nello stesso anno allestisce una personale presso la Galleria Comunale di Marina di Ravenna. Nel 2015 la mostra La parola disegnata, presso Bibliothè Art Gallery di
Roma con un’intervento sonoro di Venera Maglia.
Nasce a Praga nel 1910, sotto l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.
Interrotti gli studi universitari nella città natale, si trasferisce in Italia nel 1930, prima a Trieste e
poi a Ferrara. Qui è allieva di Achille Funi con il quale studia la tecnica dell’affresco e collabora
nel 1936 alla decorazione de “Il mito di Ferrara” nella sala dell’Arengo (già Sala della Consulta)
del Palazzo Municipale di Ferrara.
Nel 1937 collabora con Funi agli affreschi della Chiesa di San Francesco Nuovo a Tripoli in
Libia. Nel 1938 debutta all’Esposizione Internazionale Biennale d’Arte di Venezia, tornandovi
anche nel 1948. Negli anni Quaranta si trasferisce a Milano, dove frequenta lo studio di Giorgio
De Chirico e partecipa a tutte le edizioni della Triennale dal 1945 al 1954.
Si dedica alla pittura di figura e alla natura morta ma anche all’incisione e all’illustrazione di libri
quali “Viaggio attraverso lo specchio” (1947) di Lewis Carroll e “L’albero del riccio” (1948) di
Antonio Gramsci.
Nel 2001, ormai italianizzata, le viene conferito l’Ambrogino d’oro.
Felicita Frai si è espressa con l’olio, la tempera, l’acquarello, l’incisione e la litografia. L’artista
ha dipinto, soprattutto, l’immagine femminile nelle sue infinite variazioni, oltre a coloratissimi e
apprezzatissimi fiori. Molte sono le sue opere in musei e raccolte pubbliche.
Muore nel 2010 all’età di 100 anni.
Molti Musei e Fondazioni ospitano sue significative opere.
Tra essi ricordiamo: la Collezione d’arte della Fondazione Cariplo di Milano con l’opera: “Fiori
alpestri e anforetta” (1965);
la Galleria Civica d’arte contemporanea di Copparo con l’opera: “Figura femminile” (1992);
la Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni di Cento con l’opera: “Sul davanzale” (1974);
la Sala dell’Arengo del Palazzo Municipale di Ferrara con l’affresco San Giorgio (1934-1938
realizzato con Achille Funi),
la Raccolta d’arte dell’Ospedale Maggiore.
Nasce a Faenza il 4 agosto 1909.
Inizia a lavorare come apprendista in una bottega di ebanista intagliatore. Tra il 1921 e il
1925 frequenta i corsi serali della Scuola comunale «Tommaso Minardi» di disegno industriale
e plastica.
Nel 1930 compie il primo viaggio a Parigi e nello stesso anno la giuria della XVII Biennale di
Venezia ammette un suo dipinto nei saloni espositivi.
A Roma dai primi anni Trenta, entra nell’ambiente letterario del Caffè Aragno, dove conosce e
frequenta artisti e letterati. Diviene quindi illustratore di L’Italia Letteraria, Quadrivio, Il Selvaggio e successivamente di Primato, Documento, Domenica.
Partecipa a numerosi Premi (II° posto al Premio Rubicone, nel 1933; I° al Premio Rubicone, nel
1934), a Biennali e Quadriennali. In questi anni, realizza anche opere pubbliche su commissione.
Il suo mondo artistico si forma nel contesto della seconda guerra mondiale e del dopoguerra
e, nonostante ciò, rimane l’artista della joie de vivre. Dalla metà degli anni cinquanta la sua
ricerca si indirizza verso una stilizzazione geometrica essenziale, facendo uso di prospettive
ribaltate e piani sghembi.
Mette a punto un felice connubio tra pittura e disegno su un fondo preparatorio materico
impastato con sabbia. I temi delle sue opere sono cattedrali, battisteri, giocolieri e suonatori,
paesaggi dalle prospettive irregolari, donne caratterizzate da stivaletti con tacchi a rocchetto,
biciclette, autocarri, gatti e leoni.
Dal 1955 è titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1968 gli
viene conferito il “Premio Presidente della Repubblica” dall’Accademia Nazionale di San Luca
di Roma.
Innumerevoli sono le mostre personali e collettive cui partecipa in Italia e in tutto il mondo. Sue
opere sono conservate nei maggiori musei italiani e internazionali, tra i quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, gli Uffizi e i Musei Vaticani.
Il 5 aprile 1981 muore a seguito di brevissima malattia.
Nasce a Bagheria il 26 dicembre 1911. Il padre, agrimensore, era acquarelliata dilettante.
Protagonista della pittura neorealista italiana, è stato anche esponente politico e parlamentare
comunista. Influenzato dall’hobby del padre, incomincia tredicenne a firmare i propri quadri. Si
tratta per lo più di copie di paesaggi siciliani dell’Ottocento, ma anche di ritratti originali.
Nel 1928, partecipa alla prima mostra collettiva a Palermo. 2º classificato per la critica d’arte
ai Littoriali della cultura e dell’arte del 1937 a Napoli, mentre in quelli del 1938, a Palermo,
presenta il quadro “Fucilazione in campagna”, dedicato al poeta Garcia Lorca.
Nel suo espressionismo si fanno sempre più forti e predominanti le tradizioni e i motivi siciliani,
tra ricchi limoneti, ulivi secolari, miti e aspetti tipici della cultura isolana. Nel 1931 partecipa alla
prima Quadriennale di Roma.
Con la pittrice Lia Pasqualino Noto e gli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina forma il
“Gruppo dei Quattro”. Quindi si avvicina al movimento artistico “Corrente”, in opposizione alla
cultura ufficiale.
Durante il servizio militare a Milano, a metà degli anni Trenta, conosce Manzù, Birolli, Fontana,
Treccani, Sassu. Il dipinto, tanto ammirato quanto criticato, che gli assicura la fama è “La Crocifissione” (1940).
Espone alla Biennale d’Arte a Venezia (1950). Nel 1953 partecipa alla Prima Mostra sindacale
del Sindacato provinciale romano. Del 1968 è “Le figlie di Loth”.
Nel 1972 dipinge “I funerali di Togliatti”, opera-manifesto della pittura comunista e antifascista
del secondo dopoguerra (conservata al Museo d’arte Moderna di Bologna) e uno dei suoi quadri
più famosi. Del 1974 è invece il celebre dipinto dedicato alla Vucciria di Palermo.
Si spenge a Roma, il 18 gennaio 1987.
Nasce a San Pietroburgo nel 1947, da una famiglia di artisti.
Sin da giovane si dedica all’acquerello, pur non trascurando le altre tecniche.
A San Pietroburgo studia alla Scuola Superiore d’Arte e Design laureandosi nel 1973.
Si trasferisce in Italia nel 1981, a Roma, e ben presto stringe un solido rapporto con l’Associazione Nazionale Acquarellisti d’Italia, con la quale parteciperà a rassegne nazionali e
internazionali.
Nel 1982 è la prima mostra personale a Roma, con un positivo commento dal critico Antonello
Trombadori. Nel 1986 è vincitore del premio internazionale di acquerello intitolato a “Villa
Borghese”, svoltosi nel complesso monumentale di San Michele a Ripa. Seguono numerose e
ampie esposizioni, come quelle alla Galleria della Tartaruga a Roma nel 2000 con vedute di
San Pietroburgo e di Roma, ai Musei Civici di Albano nel 2003, alle Scuderie Aldobrandini di
Frascati nel 2005.
A queste sono seguite innumerevoli mostre nelle più importanti gallerie di Roma, Venezia, Firenze e, nel 2008, una rassegna curata dall’Università degli Studi di Roma – Tor Vergata a Villa
Mondragone. Più recentemente ha esposto alla Silber Gallery di Roma (2014) ed alla Galleria
delle Arti a Fabriano (2016).
E’ apprezzato dalla critica e dal pubblico, per la poesia e la delicatezza dei suoi acquarelli
dei suggestivi luoghi e scorci del paesaggio romano e laziale.
Dirige due scuole di acquarello, una a Roma e l’altra a Ciampino.
Nato a Fondi nel 1915, giunge a Roma (1934) e si lega ad artisti e intellettuali quali Cagli, Mafai e
De Libero che frequentano la Galleria La Cometa, dove espone le sue prime opere.
È degli anni Quaranta l’adesione alla Scuola Romana (esegue “Il ponte rotto”, “La crocefissione” e
“Il lupanare”). Partecipa alla IV, V, e VI Quadriennale di Roma (1943, 1948, 1951) e alle successive
(1956,1959 e 1965).
Notevole successo ebbe il quadro esposto alla Quadriennale del 1951 “Il trasporto del contadino
ferito” (successivamente acquistato dal Museo di Arte Contemporanea a Budapest), opera in cui
volge il suo realismo in una direzione espressionista forte e socialmente impegnata.
Dalla fine degli anni Quaranta alla metà dei Cinquanta partecipa alla Biennale di Venezia.
Nel 1951, a Stoccolma, gli viene assegnato il Premio Internazionale per la Pace con l’opera “I
ragazzi di Tormarancia”.
La sua vita si caratterizza per una pluralità di interessi e impegni: pittore, scrittore, animatore culturale, didatta. Ma anche uomo di cinema (capo redattore della rivista “Cinema” nel 1942; scene
e costumi per “Giorni d’amore” di Giuseppe de Santis nel 1953), di spettacolo (scene e costumi
per” Nozze di sangue” di Garcia Lorca” nel 1946 e per “Petruska” di Ciechowski nel 1962, e per
‘Tosca” di Puccini nel 1972; ideatore e animatore del premio teatrale Fondi la Pastora nel 1974) e
presenza televisiva in numerose trasmissioni, nel 1978 realizza per la Rai il programma “La O di
Giotto” in dieci puntate.
Profondo conoscitore della storia dell’arte, Purificato esprime le sue teorie critiche ed estetiche difendendo la figurazione contro la moda delle avanguardie e dell’astrattismo con vari saggi quali “La
pittura dell’Ottocento italiano” (1958), “Callimaco, una pittura per l’uomo” (1970), “Le avanguardie
appiedate” (1977), “In nome della pittura” (1980) e “Polemica sul massacro dell’arte” (1981).
Nel 1974 tiene la mostra antologica a Palazzo Reale di Milano (espone “La gita in barca” e “La ragazza sull’altalena”). Dal 1972 al 1980 è direttore dell’ Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1983
allestisce una sua antologica romana a Castel Sant’Angelo dove spicca la grande opera corale “La
morte di Pulcinella” all’assedio di Gaeta composto di venti personaggi a misura reale.
Altri libri pubblicati “I racconti del solleone” e “Orofino” (1945); “L’eroe” e “Il guardiano delle acque” (1968); “E’ arrivato Voszer” e “I rischi dell’arte” (1974); “Come leggere un quadro” (edizione
postuma, 1985).
Muore a Roma il 6 novembre 1984.
Pugliese, è nato a Santa Maria di Leuca il 24 agosto 1928.
Laureato in legge, raffinato giramondo, si trasferisce ben presto a Roma, città che fa subito sua
vivendone a pieno lo spirito.
Ha seguito all’inizio la nuova tendenza dell’Arte contemporanea, senza discostarsi mai eccessivamente dalle espressioni tradizionali, rimanendo legato, sia pure con accenti moderni, al gran
filone della pittura e della paesaggistica Italiana.
Nonostante i suoi continui e lunghi viaggi nell’Unione Sovietica, in Africa, nell’America del Nord
e in quella Latina, resta sempre innamorato della sua terra, la Puglia, cui è intimamente legato
come artista e e non solo.
Nel corso della sua lunga carriera ha realizzato le immagini più significative, trasferendole sulla
carta e sintetizzando, attraverso un pulito acquarello il vasto e sempre diverso paesaggio.
E proprio all’acquerello, al di fuori di ogni schema, restituisce una forza nuova, un senso del
colore. Fa rivivere personaggi e oggetti in una forma quasi surrealistica. Il gioco delle ombre che
servono a rendere la nitidezza del tratto ed il largo uso del bianco mettono in risalto luoghi tutti
pugliesi, resi vivi da un personaggio, da un fiore o da un semplice elemento della realtà rurale
e marina.
Dal 1956, oltre ad aver presentato numerose personali in tutte le più importanti città italiane, ha
esposto anche a Colonia, Berlino, Vienna, Parigi, Philadelphia, Belgrado, Atene, Barcellona,
Madrid, Montreal, Toronto, New York, Mexico City, Buenos Aires, Asuncion e in Sud Africa.
Di lui si sono occupati numerose pubblicazioni artistiche specializzate, e le sue opere sono presenti in innumerevoli collezioni pubbliche e private.
Muore a Roma il 23 febbraio del 2008.
Nasce a Bologna nel 1939, città dove vive e lavora. Laureato in Giurisprudenza, è stato funzionario dell’Accademia di Belle Arti a Bologna dal 1967 al 1974, anni in cui ha aperto e
diretto anche la Galleria Tempo.
Si dedica alla pittura, che è la sua vocazione insieme ai quadri, i libri e il cinematografo che
scrivono la sceneggiatura della sua esistenza.
Dal 1972 inizia una lunga serie di mostre personali che raccontano una varietà di cicli: i gruppi di famiglia, i cortili, i giardini, i ritratti di interni. Si interessano al suo lavoro critici, ma anche
studiosi, scrittori e registi che si legano a lui in progetti che nascono dalla reciproca amicizia.
Dal 1998 mette nella valigia i suoi quadri-racconti e li porta in giro per il mondo esponendo
a Parigi, Bruxelles, Londra, New York, Chicago, Buenos Aires, Hong Kong, Montecarlo. Continua ad abitare e trascorre le estati in Romagna, in una casa detta Cagnotta e, dal 1982, nel
Montefeltro in un borgo medievale chiamato Petrella Guidi, dove ha creato un orto-giardino
reale, “Il Quasi Orto”, usando fiori, piante, scale e muretti invece di pennelli e colori per una
passeggiata di otto stanze.
Oltre ai giardini, si aggiungono da tempo quadri di interni trasognati e vecchie misteriose biblioteche. E, da alcuni anni, anche quadri che sono una fascinosa rielaborazione del mondo
delle fiabe.
Nasce a Cesena il 5 ottobre 1928, espone alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma,
di cui nel 1994 è presidente. Nel 1997 entra a far parte della Accademia nazionale di San Luca.
Nel 2005 Carlo Azeglio Ciampi gli assegna il Premio Vittorio De Sica per la Cultura.
Le sue opere sono in permanenza presso i Musei Vaticani; alla Galleria dl’Arte Moderna di Bologna;
alla Galleria nazionale ungherese a Budapest; alla Collezione del Senato della Repubblica Italiana.
Enrico Crispolti nel 1956 inquadrò la sua pittura nell’alveo di un realismo esistenziale, costituito
da momenti di vita quotidiana senza eroi. La ricerca di Alberto Sughi procede per cicli tematici: le
“Pitture verdi” (1971-1973), il ciclo “La cena” (1975-1976); “I venti dipinti e quindici studi”. L’ultima
serie di dipinti, esposta nel 2000, è intitolata “Notturno”.
Nel 2007 due mostre antologiche di Sughi sono state presentate alla Biblioteca Malatestiana di
Cesena, curata da Vittorio Sgarbi, e al Complesso Vittoriano, Roma, curata da Arturo Carlo Quintavalle.
Nel 2009 a Palermo al Palazzo Sant’Elia in una mostra curata da Maurizio Calvesi, poi portata a
Londra all’Istituto di Cultura Italiana. Nel giugno 2011 è presente al Padiglione Italia della 54ma
Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi, dove presenta al pubblico “Un Mondo di freddo e di
ghiacci”.
Muore a Bologna il 31 marzo 2012 all’età di 83 anni.
Nasce a Pietrasanta il 4 dicembre 1934 in una famiglia di artisti: il padre, Leone Tommasi, e suo
fratello, Marcello Tommasi, sono scultori.
A Viareggio, si forma al liceo classico, dove si diploma iscrivendosi poi alla facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Firenze e frequentando l’Accademia di Belle Arti. Quindi si trasferisce
a Roma.
Del 1965 è l’opera “Gli indemoniati di Gerasa”, a cui fanno seguito “Interno” (1971), “Allegoria romana” e “Venere, Marte e Amore” (1972), “Ripresa televisiva” (1973), “Ratto d’Europa”
(1975), “Degli Dei” (1977) e “L’Accademia degli Smarriti” (1979).
Nel 1965 partecipa alla IX Mostra Quadriennale di Roma e alla IV Biennale d’Arte Contemporanea di Parigi. In particolare negli anni Settanta realizza opere di grande capacita tecnica e
inventiva come “Interno”, “Allegoria romana”, “Ratto d’ Europa”, “L’Accademia degli Smarriti”.
Nel 1982 viene ammesso all’Accademia nazionale di San Luca. Negli anni Ottanta realizza “Un
bacio ancora” (1980), “Cena in Emmaus” (1982), “Abramo e Isacco” (1983), “Incredulità di
San Tommaso” (1983), “Grande battaglia romana” (1984), “Una partita a scacchi” (1986), “Per
la vittoria di Lepanto” (1988), “Desinare al Gianicolo” (1989). Il pittore ritorna nella natia Versilia
a metà degli anni Ottanta dove realizza “Apollo e Dafne” (1990-91), “Marsia e Apollo” (1992),
“San Giorgio e il drago” e “Mercoledì delle ceneri” (1995), “Non son Geni mentiti” (1996).
Esponente della corrente dei neofigurativi, già alla fine degli anni Cinquanta è riconosciuto da
parte della critica come un pittore moderno allevato alla scuola caravaggesca, vista la sua tendenza a rifarsi a moduli pittorici del passato, in particolare al Manierismo e al Barocco, da alcuni
visto come continuatore di Pietro Annigoni e Gregorio Sciltian.
Nel 1998, un suo disegno giovanile eseguito su carta del XVI secolo venne scambiato per uno
degli studi preparatori di Leonardo da Vinci per l’opera la “Battaglia d’Anghiari”.
Muore a Pieve di Camaiore il gennaio 2000, all’età di 66 anni.